Parole Killer nella comunicazione: perché non vanno dette?

La comunicazione è un elemento fondamentale per costruire relazioni umane autentiche e forti; non a caso, in un mondo sempre più interconnesso, la padronanza delle tecniche di comunicazione è diventata un requisito fondamentale per avere successo nella vita personale e professionale.

In questo contesto, saper evitare le “parole killer” può fare la differenza tra un discorso persuasivo e uno che non è efficace. Ma cosa sono esattamente queste parole? E perché dovresti eliminarle dalla tua comunicazione?

Cosa sono le parole killer nella comunicazione

Il concetto di “parole killer” nella comunicazione fa riferimento a quei termini o espressioni che, seppure sembrino neutri o addirittura inoffensivi, possono avere conseguenze dannose sul successo e sull’efficacia della comunicazione.

L’uso di queste parole può generare confusione, provocare fraintendimenti o persino creare tensioni inutili. Tutto ciò può, alla fine, compromettere non solo la chiarezza del messaggio che intendiamo trasmettere, ma anche l’interazione complessiva con il destinatario del messaggio.

L’impatto di queste parole è tanto più insidioso quanto è sottile: possono sembrare del tutto innocue a una prima analisi superficiale, ma, una volta pronunciate, possono alterare significativamente il modo in cui la nostra comunicazione viene percepita dall’altro.

Questo può avvenire perché le parole killer possono veicolare, in maniera spesso non intenzionale, dubbi, insicurezze e negatività, o possono addirittura essere interpretate come offensive o aggressive.

Nella comunicazione efficace e assertiva, l’obiettivo non è solo quello di scambiare informazioni o esprimere idee, ma altresì – e direi soprattutto – quello di stabilire una connessione emotiva con l’interlocutore.

Questa connessione è fondamentale per creare un clima di comprensione reciproca e per favorire un‘interazione costruttiva. Quando utilizziamo parole killer nel nostro discorso, rischiamo di interrompere bruscamente questa delicata connessione emotiva, rendendo, di conseguenza, la nostra comunicazione molto meno efficace.

Oltre a ciò, l’uso di parole killer può compromettere la nostra credibilità e autorevolezza. Può segnalare un atteggiamento difensivo o una mancanza di fiducia in quello che stiamo dicendo, minando quindi la fiducia che il destinatario ha in noi.

Quali sono le parole killer

Le parole killer variano in base al contesto, ma alcune si trovano comunemente in molte situazioni di comunicazione.

Alcuni esempi comuni di queste parole includono “Ma”, “Non posso”, “Prova”, “Non importa”, “Mi dispiace, ma”, “Impossibile”, “Sempre”, “Mai”, “Dovrebbe” e “Deve”. Ovviamente non devi eliminarle del tutto dal tuo vocabolario ma devi fare attenzione a usarle in determinati contesti.

Prendiamo per esempio la parola “Ma”. Questa parola è spesso utilizzata in molte situazioni comunicative; tuttavia, quando utilizzata in maniera non appropriata, può invalidare o negare tutto ciò che è stato detto precedentemente, dando l’impressione di disapprovazione o negazione implicita. Non a caso si chiama “avversativa”.

La parola “Non”, che simboleggia negazione, può anche ostacolare la comunicazione efficace. Questo perché il nostro cervello elabora le informazioni visivamente, quindi la negazione in frasi come “Non abbatterti” o “Non agitarti” può effettivamente creare immagini mentali del comportamento da evitare, producendo l’effetto contrario a quello desiderato.

Le espressioni “Non posso” e “Impossibile” sono anch’esse parole killer in quanto trasmettono una sensazione di limitazione, mancanza di fiducia o riluttanza a confrontarsi con una sfida o a esplorare nuove opportunità.

Analogamente, “Prova” suggerisce un tentativo non garantito di successo, trasmettendo un senso di incertezza o rischio, piuttosto che un impegno deciso a perseguire un obiettivo.

“Non importa” è un’altra parola killer, in quanto può marginalizzare l’importanza di ciò che l’interlocutore sta condividendo o provando, creando una sensazione di disconnessione o mancanza di empatia.

“Mi dispiace, ma” è un frase spesso utilizzata per giustificare una decisione o un comportamento negativo. Tuttavia, può essere interpretato come un tentativo di eludere la responsabilità o di attenuare l’impatto di un messaggio potenzialmente spiacevole.

Infine, parole come “Sempre”, “Mai”, “Dovrebbe” e “Deve” rappresentano forme assolute che possono essere interpretate come dogmatiche o pretenziose. Queste parole possono limitare la possibilità di dialogo aperto e di comprensione reciproca, creando uno scenario di comunicazione unidirezionale piuttosto che di scambio e collaborazione.

Gli errori più frequenti in comunicazione quando usi parole killer

Ci sono vari errori comuni che le persone commettono quando utilizzano parole killer nella loro comunicazione. Ecco i più frequenti:

  1. Usare parole killer senza rendersene conto: Molti non sono consapevoli dell’effetto dannoso che queste parole possono avere sulla loro comunicazione. Un primo passo per migliorare è prendere coscienza dell’uso di queste parole.
  2. Sottovalutare l’impatto emotivo: Le parole hanno il potere di evocare emozioni. L’uso di parole killer può provocare reazioni negative nell’ascoltatore, compromettendo la comunicazione.
  3. Supporre che le parole killer siano accettabili perché comunemente usate: Solo perché una parola è comunemente usata, non significa che sia efficace o appropriata in tutte le situazioni.
  4. Non considerare l’ascoltatore e il contesto: Le parole hanno significati diversi a seconda del contesto e dell’ascoltatore. È importante tenerne conto e adattare il linguaggio di conseguenza.

Evitare questi errori significa migliorare nettamente la propria comunicazione e arrivare a fare discorsi di successo, riuscendo ad essere più efficaci e persuasivi. Che si tratti di un discorso di laurea, di una presentazione aziendale o presentazione di un evento, evitare e comprendere le parole killer sarà la prima mossa verso un modo di comunicare migliore.

Conclusioni

Le parole killer nella comunicazione possono compromettere seriamente l’efficacia del tuo messaggio ed erodere la qualità delle tue relazioni.

Tuttavia, prendendo consapevolezza del loro impatto e imparando a evitarli, il risultato sarà una maggiore padronanza dialettica e, in definitiva, imparare davvero come parlare in pubblico.

Ricorda, la comunicazione non si limita a ciò che dici, ma comprende anche come lo dici. L’uso di parole killer è soltanto una delle molte sfaccettature che possono influire sulla tua capacità di comunicare in modo efficace. Oltre a evitare questi termini, è fondamentale praticare l’ascolto attivo, esprimere empatia, comunicare in modo chiaro e conciso e, soprattutto, rispettare le emozioni e i punti di vista altrui.

Un elemento spesso trascurato, ma incredibilmente influente, è il linguaggio del corpo. Questo copre ogni tipo di comunicazione non verbale, come la postura, i gesti, l’espressione facciale e il contatto visivo. Il linguaggio del corpo può spesso trasmettere più di quanto le parole possano esprimere.

Ad esempio, un sorriso genuino o il contatto visivo diretto possono indicare sincerità e interesse, mentre un corpo chiuso o evitare il contatto visivo può suggerire disinteresse o disagio.

In conclusione, le parole sono strumenti potenti che possono costruire o distruggere relazioni. La prossima volta che parli, pensa attentamente alle parole che scegli. Evita quelle parole killer che possono minare il tuo messaggio e sforzati di utilizzare un linguaggio che promuova la comprensione e il rispetto reciproco.

In questo modo, non solo migliorerai la tua comunicazione, ma contribuirai anche a costruire un mondo più empatico e comprensivo.


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