Spesso mi invitano ai congressi annuali di sindacati o associazioni di categoria per valutare la qualità degli interventi in modo da poter poi lavorare meglio in aula con i dirigenti intervenuti. Proprio i congressi, che richiedono la “relazione annuale”, sono spesso l’esempio peggiore di public speaking.
Ci ritroviamo un tizio su un podio che legge una relazione per circa un’ora e, dopo i primi minuti in cui siamo stati attenti giusto per non apparire maleducati, tutti si distraggono e non ascoltano più. Qualcuno, invece, ci tiene particolarmente e ascolta con attenzione. E’ a loro che il nostro relatore monotono deve dire grazie, perché ogni tanto fanno partire un applauso e una parte della platea si sveglia e lo accompagna, per educazione, senza saperne i motivi.
Leggere un discorso è una delle prime cose che sconsiglio durante il mio corso di public speaking e ora vi dico perché. Innanzitutto lo sguardo è rivolto ad un foglio e non alla platea, proprio come quel professore che a scuola o all’università spiegava leggendo dal libro mentre gli alunni potevano lanciare aereoplanini di carta da una parte all’altra dell’aula. Il contatto visivo con il pubblico, come ho scritto qua, è fondamentale e alzare lo sguardo di tanto in tanto dal vostro foglio non è la stessa cosa di un oratore che dialoga con gli occhi con l’assemblea. Inoltre, se siete intenti a leggere difficilmente vi accorgerete dei segnali di gradimento e rifiuto che il pubblico vi sta dando con il corpo, utili per capire come migliorare il vostro intervento. Leggere vi fa’ perdere in spontaneità e naturalezza. Quando tocco questo argomento mi viene sempre in mente il discorso di Lino Banfi in “Pompieri 2” (citazione colta eh? 🙂 ) che a una cerimonia di accoglienza all’addestratore americano legge sulla prima pagina “a Lei diamo il nostro ben…”, si interrompe, un collega gli gira il foglio e legge “…venuto”.
Non ci crederete ma ho assistito anche a performance come questa. Un’altra categoria di persone sono quelli che sul foglio annotano quando alzare la voce e persino quando fare un gesto particolare! Il massimo della naturalezza…
Per motivi molto simili sconsiglio di imparare un discorso a memoria. Questa volta il nostro sguardo non sarà rivolto a un foglio ma rischierà di rivolgersi verso una o poche persone in particolare (magari qualcuno che ci fa capire che sta gradendo il nostro discorso o verso un ospite importante) o sarà perso nel vuoto alla ricerca delle parole che abbiamo imparato a memoria. Il motivo principale è che può capitare di dimenticare qualcosa ed è finita. Il nostro cervello è una macchina straordinaria ma è anche altrettanto stupida. Infatti, se hai dimenticato qualcosa, e magari è anche poco importante ai fini del tuo discorso, non ti concentrerai su come andare avanti ma rimbomberà nella tua testa il tuo rimprovero “ecco! Lo sapevo che mi sarei dimenticato qualcosa” o roba così. E questo pensiero ti assillerà per tutto il tempo fino a dimenticarti qualcosa che invece, questa volta, era importante per il tuo discorso.
Se stai pensando, quindi, di leggere il tuo prossimo discorso o di impararlo a memoria, passa prima di qui, scoprirai come parlare in pubblico con naturalezza e tra gli applausi!
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